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Quale futuro per l'Italia?

"per l'Italia nessuno, per gli Italiani ne vedo uno brillante" CIT Montanelli





#Montanelli è stato, ed è ancora, straordinario. Ha pronunciato parole che sono tuttora condivisibili e immensamente suggestive; frasi dette quando la competizione tra nazioni, nel quadro della globalizzazione, rappresentava una qualità di difesa di quanti avevano una rappresentanza nazionale. Il che, peraltro, è in parte vero anche adesso.


Pensiamo a #Orban in Ungheria, pensiamo alla misure della #Germania, la quale è riuscita a difendersi dalle svalutazioni che ne ha fatto Draghi, e pensiamo addirittura alle posizioni di #Erdogan assunte negli interessi della Turchia. Capiremo che effettivamente il supporto di governi nazionali può essere un vantaggio. Tuttavia, la qualità e il difetto degli italiani risiede nel fatto di essere i peggiori eversori del potere globalista che si sta delineando.


Quanto espresso a #Davos, al World Economic Forum, sottolinea quanto la piega assunta dal "nuovo ordine mondiale" non affidi il nostro futuro al caso, al destino, agli eventi, alla creazione dei fatti, ma piuttosto al delineamento di equilibri sui quali abbiamo il potere e l'autorevolezza necessari. Siamo liberi di decidere come andrà la storia dell'umanità.


Quest’ultima è una dichiarazione aperta, pronunciata in maniera esplicita e che riecheggia in qualche modo #Popper: "Il modo migliore per prevedere il futuro è quello di costruirlo". E sebbene questa frase sia stata pronunciata non in maniera liberale, ma in modo cinicamente neonazista, sono certo sia ancora adattabile alla storia dei nostri tempi. La domanda sorge, dunque, spontanea: qual è il vero problema, al giorno d’oggi?

La piega che ha preso la #globalizzazione moderna è tale da non accontentarsi più di promuovere stati sovranazionali determinati da poteri finanziari multilaterali slegati dalla sovranità dei popoli. L’obiettivo consiste nel prendere il controllo delle coscienze individuali. È questa la differenza. Proprio come detto da Montanelli, la prima linea difensiva è composta da italiani anarchici, anarcoidi e creativi: i più difficilmente digeribili dal potere globale.


Funziona meglio con gli anglosassoni, funziona meglio con i tedeschi, funziona benissimo con gli orientali, con i cinesi, con i giapponesi e con i coreani, funziona persino con i latinoamericani; ma non con gli italiani e non con i #russi. Perché russi e italiani si somigliano più di quanto siamo spinti a credere.


La genialità creativa degli italiani potrà stupirci. Sembrerà strano, ma una visione così ottimistica è profetica è profondamente vera. Basti pensare, ad esempio, ai programmi liberi che veicolano a milioni di persone punti di vista divergenti, irriducibili e inconfessabili. Beh, questo modus vivendi non esiste altrove, neppure nel mondo, #QAnon o filo #Trump.


Il pensiero complesso che inizia a proliferare è un salto evolutivo; il pensare semplice sta nascendo innanzitutto in questa meravigliosa e tragica penisola.

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