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Giornalismo e libertà di parola: quanto influisce la politica e il potere sulla stampa e i media?



Un buon #giornalismo, un’#informazione libera dovrebbe essere il principio base sulla quale basare il lavoro di divulgazione delle #notizie. Eppure nel corso degli anni il mondo dell’informazione si è avvicinato sempre di più alla politica e viceversa le influenze politiche sono penetrate sempre con più forza al giornalismo e ai media.


Saremo in grado, specialmente in Italia ma non solo, di riuscire a ripristinare la giusta libertà per i giornalisti e per chi dovrebbe proteggere e divulgare le informazioni nel modo più neutrale possibile?

Oggi l’influenza della politica sui giornalisti della carta stampata, mass media, televisioni e perfino online, è palpabile e non è insolito trovare professionisti che si professino a volte anche apertamente sostenitori di uno o di un altro partito o ideologia politica.


Il valore dell’informazione e della #letteratura dovrebbero essere liberi dai giochi e dall’oppressione, in alcuni casi, delle forze e ideologie politiche del momento, e soprattutto non seguire la corrente, ma al massimo essere basate su un’ideologia di fondo specifica.


Possiamo vedere, come anche in un’ambiente sempre più contaminato dalla politica, esistono ancora giornalisti in grado di combattere, denunciare ed esprimere il loro pensiero liberamente.

Questo lo si può evincere anche da ciò che si è visto alla nona edizione del Premio Francesco Gelmi di Caporiacco, e del dialogo successivo dedicato proprio al rapporto tra l’informazione e il potere.


Filo conduttore della premiazione di quest’anno premi destinati principalmente ai giornalisti e scrittori che hanno espresso appieno il loro parere sull’emergenza climatica. Il primo premio infatti è andato al “Canto degli Alberi” di Antonio Moresco e alla “Saggezza” di Eugenio Borgna.

Il secondo posto è stato conquistato dalla storia dei ghiacciai che si sciolgono scritto dalla norvegese Maja Lunde, e dal romanzo americano di Richards Powers che ha sottolineato come la crisi climatica sia la conseguenza di una crisi della moralità.


Molto interessante anche la discussione che si è installata durante la premiazione e che si ricollega alla nostra domanda iniziale ossia: giornalismo e libertà quanto dovrebbero essere distanti dalla politica e dal potere?


Il giornalista dovrebbe essere la figura che si frappone tra la politica e i cittadini pronto a dare le giuste informazioni in modo completamente neutrale. Eppure, come si è evinto anche dalla discussione, il flusso di notizie delle agende dei giornali rischia d’essere in qualche modo obbligato ed eccessivamente influenzato dalla politica.


Il buon giornalismo invece si dovrebbe collocare alla giusta distanza tra il cittadino e la politica sia a livello nazionale sia a livello locale. Non è insolito, infatti, notare come i giornali locali siano spesso influenzati dall’andamento politico amministrativo. Ma lo stesso accade in ambito nazionale sia sulla carta stampata sia in televisione.


La situazione attuale e il rapporto che ormai si è instaurato tra politica e giornalismo è talmente consolidato che purtroppo non sembra esserci, almeno nel breve periodo, una distanza corretta tra il potere e l’informazione.


Al contempo, ben vengano tutte le iniziative, come quella della nona edizione del Premio Francesco Gelmi di Caporiacco, che vogliono approfondire l’argomento e cercare d’instillare una discussione e anche un po’ come un grillo parlante parlare alla coscienza dei giornalisti.


Si spera che in un futuro, che purtroppo si prospetta sempre più lontano, si possa parlare realmente di iniziative in grado di fare gli interessi dei cittadini e non quelle della politica.

Perché un buon giornalismo dovrebbe permettere tra le tante opinioni, a chi legge, di crearsene una sua grazie alle informazioni ricevute, e non lasciarsi influenzare da un’idea invece pilotata dalla politica o dalle forze di potere.



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