Elezioni '22, i collegi che nessuno vuole.

Politici che rinunciano a correre perché non sicuri di essere eletti: non è forse questa la negazione della politica?
È chiaro che una carriera intera spesa per il bene del partito e per i diritti dei cittadini sia anche motivo di delusione e di disillusione. Tuttavia, mi piace credere che i nostri potenziali rappresentanti siano disposti a spendersi per i propri ideali, a prescindere dalle elezioni e dai posti occupati in Parlamento.
Al giorno d’oggi, stiamo affrontando le conseguenze di netti tagli politici, a mio avviso responsabili del senso di smarrimento a noi contemporaneo. Quelli stessi rappresentanti che dovrebbero difendere i valori e battersi per il territorio, sono costretti a trovare strategie di compromesso. Un minor numero di parlamentari rende più difficile raggiungere equilibri di partito.
Tutti noi, da meri spettatori, possiamo valutare le trasformazioni politiche avvenute negli ultimi anni. È innegabile che si sia manifestato un atteggiamento di rivincita rispetto agli ex parlamentari iniziali, coloro che hanno cambiato casacca. In aggiunta, abbiamo assistito a uno slittamento del punto di vista politico e a una censura nei riguardi dell’area riformista.
Mi chiedo in che modo questa situazione influirà sugli equilibri parlamentari; dopo le elezioni, bisognerà vedere se il centrodestra riuscirà a governare, oppure se assisteremo, per una seconda volta, a repentini cambiamenti di bandiera. È in una situazione del genere che il blocco politico inflitto all’area riformista potrebbe ritorcersi contro l’intera scena politica tricolore.