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Disabilità e valorizzazione sociale, una rivoluzione culturale a favore della diversità.



Quanto spesso si sente parlare di “rivoluzione culturale?” La storia ci ha insegnato come sia difficile accettare le sfide del nostro tempo, esercitando un potere democratico, egualitario e giusto. Molti sono stati i ritardi e gli errori commessi nel corso del tempo, tante le sbadataggini che hanno immancabilmente rallentato quel progresso occidentale di cui ci sentiamo orgogliosamente parte. In ogni caso, un Paese civile dovrebbe sforzarsi di concedere ai suoi cittadini/e le opportunità di crescita necessarie al fine di aiutare i più svantaggiati. Mezzi, sostegni e cure sono il punto di partenza da cui tendere la mano a chi – in gradi e modi differenti – convive assieme al suo handicap.

Ma non è stato fatto? Non abbiamo già raggiunto questo traguardo?” La risposta è tristemente negativa. Non è sufficiente contemplare la #disabilità come un problema di pochi, “che non mi guarda personalmente” e che viene tacitamente considerato un peso per il resto della cittadinanza. La rivoluzione culturale, in altre parole, è un cambiamento imprevedibile della mentalità collettiva! La politica contemporanea ha ben pensato di esercitare la sua funzione assistenziale con interventi economici sporadici e scarsamente risolutivi. In fondo, questi ultimi sono tutto ciò di cui la comunità ha bisogno per esorcizzare e minimizzare un timore condiviso, una paura della diversità.

Deve sorgere, al contrario, un sentimento di urgenza improcrastinabile. È necessario plasmare un servizio di sostentamento a misura di cittadino che sia in grado di normalizzare e di rafforzare il ruolo sociale delle categorie considerate “minori.” Faccio riferimento all'impiego di fondi - rinnovabili annualmente - con capitoli di spesa certi messi in bilancio dallo Stato o dalle Regioni; mi riferisco a verifiche triennali e/o quinquennali, all'insegnamento diffuso – in ogni fascia d’età – di una cultura più umana e diversificata. Ri-leggere la disabilità significa conoscere una nuova forma di diversità che non vede l’ora di essere accolta e ascoltata, compresa e praticata attivamente sul piano interpersonale, culturale e sociale.

Allo stesso tempo, è necessario smascherare la presunta furbizia della classe politica dirigente: slogan e parole pregne di falsità, infatti, sono ormai all'ordine del giorno. Dopo aver imparato a memoria qualche vuoto discorso sulla “diversità” e sul “nessuno escluso,” ecco che le promesse vengono sigillate nei cassetti e chiuse a chiave al termine della campagna elettorale. Sarà forse un caso? Ne è l’esempio la proposta del M5S pensata per normalizzare l’impiego della carrozzina elettrica su strada. Il documento è stato depositato ma nessuno ha ben pensato di arrivare in fondo alla questione, traducendo le parole in fatti. Nel frattempo, mentre le riforme del Codice della Strada continuano a plasmarsi in accordo ai bisogni della popolazione, sembra quasi che esistano alcune categorie di persone invisibili, o per meglio dire totalmente aliene, ne abbiamo un triste esempio proprio in questi giorni, la miniriforma del codice della strada prevede un vero pacchetto a tutela (naturalmente) dei ciclisti con l’introduzione della “strada urbana ciclabile” a unica carreggiata, con banchine pavimentate e marciapiedi e limite di velocità non superiore ai 30 km/h. Questa tipologia di strada avrà un’apposita segnaletica verticale e orizzontale.

Altra novità per i ciclisti è l’introduzione del ”doppiosenso ciclabile” su quelle strade cittadine dove il limite massimo di velocità sia inferiore o uguale a 30 km/h. Novità anche per gli scooter a tre ruote, che potranno tornare a circolare in autostrada, mentre gli accertatori ed ausiliari della sosta avranno maggiori poteri di sanzionamento nei divieti di sosta. Tutto questo vale anche per le carrozzine elettriche? Ovvero quei dispositivi “per disabili” che vengono utilizzati per spostarsi autonomamente? Ricordiamoci che c’è una proposta del #M5S, depositata in #Parlamento, che norma questo “mondo” per alcuni (troppi) sconosciuto.

La storia, però, ci ha anche insegnato che i bisogni dell’essere umano sono inestinguibili e che – nonostante gli ostacoli della contemporaneità – essi continuano ad ardere con fiamma viva. Non saranno spenti dall'ignoranza, dalla menzogna e dalla compassione, né tantomeno dalla noncuranza di una classe dirigente allo sbaraglio. Al contrario, si allargheranno a macchia d’olio e iniziarono a propagandare le proprie ragioni in vista di una politica più giusta, realmente attenta al valore inenarrabile della vita umana.

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