Disabilità e programmi elettorali

Silenziosi, invisibili e taciuti. I diritti relativi alla #disabilità sono i «grandi assenti» nei programmi #elettorali resi pubblici in occasione delle prossime #elezioni parlamentari, fissate per il 25 settembre. Le coalizioni #politiche si sono date un gran daffare, almeno su carta, per contrastare il precariato, proporre un taglio al cuneo fiscale, rafforzare il reddito di cittadinanza, incentivare l’imprenditoria giovanile e riformare le pensioni – per citare soltanto alcune delle tematiche sulle quali si discute in questi giorni.
Tuttavia, i programmi presentati dal #centrodestra, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, e quelli di PD, Movimento 5 stelle e della coalizione Azione-Italia Viva propongono un ventaglio ben più articolato di proposte e interventi. Fogli e fogli riempiti di «buoni propositi» combinati a idee speranzose e riforme più o meno utopistiche.
In uno scenario di questo tipo, la demoralizzante assenza di provvedimenti tangibili a favore della disabilità è l’ennesima riprova della lentezza estenuante e a tratti frustrante con la quale, nel nostro Paese, si affronta il tema dell’inclusività. Viene da domandarsi il motivo per cui la marginalità subita quotidianamente da oltre 3,1 milioni di cittadini faccia fatica a ritagliarsi un posto d’interesse nelle prospettive politiche del futuro. In un loop di procrastinazione e superficialità, si dimentica, ancora una volta, quanto sia importante intervenire prontamente al fine di potenziare i servizi di sostegno a domicilio, ridurre i costi a carico delle famiglie, portare le pensioni d’invalidità a cifre dignitose e, soprattutto, estendere le misure di welfare aziendale con l’intento di assicurare chance di carriera e flessibilità lavorativa ai cittadini disabili qualificati per occupare mansioni rilevanti, nel settore pubblico e privato.
Eppure, l’incapacità (o il disinteresse?) che accomuna i programmi elettorali lascia intendere quanto l’esecuzione di progetti ex-novo e il rafforzamento delle misure necessarie per promuovere l’autonomia nelle persone affette da disabilità siano ancora una speranza ingenua, un po’ naïf.
Prima di sedere alla scrivania per scrivere questo contributo, ho riflettuto a lungo sul motivo che si cela dietro l’ennesima disillusione relativa agli scenari politici del nostro Paese. E mi sono ritrovato a pensare che, più che alla politica in sé, la “colpa” sia imputabile ai politici. La «corsa al voto» si è ormai trasformata in uno sport agonistico ed egoistico che modella programmi di partito con l’intento di fare leva sui bisogni istintuali della propria fetta di elettori. Interventi studiati strategicamente per indurre i cittadini al voto di pancia.
Altrettanto dannosa è la pressoché totale assenza di rappresentanti politici affetti da disabilità, chiamati a prendere posizione a favore dell’intera categoria. È cosa nota: le difficoltà che non ci riguardano da vicino e che, per un motivo o per un altro, consideriamo complesse e disdicevoli, scivolano in fondo alla nostra lista di priorità, passando sotto silenzio. Ed è quel che è accaduto, ancora una volta, in occasione della presentazione dei tanto attesi programmi elettorali.
Manca una comprensione acuta, empatica e profonda delle difficoltà affrontate quotidianamente da milioni di cittadini. Il risultato è una progressiva desensibilizzazione, inarrestabile e controproducente, che trascura una verità tanto banale, quanto concreta: la disabilità è una realtà esistente. È una condizione che può colpire da un momento all’altro noi stessi e i nostri cari. Giovani e meno giovani sono chiamati a combattere la propria personalissima battaglia contro i segni – spesso invisibili, ma non per questo meno debilitanti – di una malattia non soltanto fisica, ma anche psichica.
L’invito è, dunque, quello di abbracciare la sofferenza, la diversità e la voglia di riscatto all’interno di scenari futuri che sappiano trasformare le apparenti debolezze del singolo nella forza di un intero Paese.
Nella speranza che l’utopia diventi verità...