Al via la campagna elettorale, scendono in campo le strategie della comunicazione.

Sul piano comunicativo, Silvio #Berlusconi rimane probabilmente imbattibile. Resta da capire se le sue pillole di saggezza quotidiane siano destinate a concretizzarsi in un programma attuabile. Inutile negarlo: Berlusconi ha una dote innata nel reinventarsi; pur non essendo un «nativo digitale», è riuscito a diffondere i propri valori politici alcuni escamotage vincenti.
Tuttavia, viene quasi da pensare che l’approccio berlusconiano sia quasi «vintage»; un ritorno al passato che strizza l’occhio alle posizioni del ’94 in un’ottica nuova, cioè orientata alle questioni economiche del nostro tempo. E per quanto le sfide della contemporaneità siano più urgenti e drammatiche che mai, i programmi di partito fanno fatica, per ovvi motivi, a fornire soluzioni tangibili e strategie pragmatiche.
È assai complesso trovare un modus operandi che accontenti tutti, soprattutto a causa dell’ampio disinteresse dimostrato dai cittadini italiani nei riguardi della campagna elettorale attualmente in corso.
Quest’ultimo è un lascito di lungo periodo: l’astensionismo in crescita è il riflesso di un disagio predominante, di una sfiducia che andrebbe alleviata con la massima attenzione. Senza parlare dell’organizzazione di una campagna elettorale fatta in fretta e furia, in maniera quasi inaspettata.
E per quanto la #comunicazione resti il fil rouge della dialettica #politica, è forse il caso di valutare non soltanto le parole, ma anche la (potenziale) sostanza che esse nascondono. Inutile ribadire che alcune trovate sono destinate, purtroppo, a restare forma, senza mai mutarsi in sostanza.